Per quanto riguarda la configurazione della poesia orfica nelle fasi del suo sviluppo, possiamo risalire ad una tradizione orale dell' VIII-VI secolo a.C.; una prima compiuta codificazione scritta è attribuita ad Onomacrito di Atene (fine VI secolo) contemporaneo di Pisistrato. Nella prima metà del V secolo la letteratura orfica ebbe una notevole fioritura: Aristofane, Euripide, Platone ci forniscono testimonianze sull'Orfismo più antico. Le notizie sulla composizione di alcune teogonié (a prescindere da quelle attribuite ad Esiodo, Museo, Acusilao, Ferecide, Epimenide) fanno presupporre che tra il iv secolo a.C. ed il II secolo d.C. ci sia stato un tentativo di consolidare la tradizione orfica. Quattro sono le teogonie che vengono attribuite all'Orfismo: la prima, detta anche "antiquissima", è basata sull'indicazione di Platone, Arístotele ed Eudemo di Rodi (discepolo di Aristotele); la seconda è documentata da Apollonio Rodio; la terza, designata come "hieronymiana", è attribuita a Ieronimo ed Ellanico e conservataci da Damascio; la quarta è quella cosiddetta "rapsodica" perché si basa sui Discorsi sacri (ieroi logoi) in ventiquattro rapsodie. Quest'ultima ebbe, fin dai tempi di Siriano, una grande importanza per i Neoplatonici perché conteneva il mito di Dioniso-Zagreo, nel quale si ritrovavano i simboli più affini alla metafisica e alla mistica del Neoplatonismo. Delle molte opere che la mistica tradizione ascrive ad Orfeo ci sono giunti 87 brevi componimenti poetici in esametri che sono noti col nome di Inni Orfici. Gli Inni Orfici erano molto apprezzati nel Rinascimento; Marsilio Ficino e i suoi contemporanei credevano che fossero sta scritti dallo stesso Orfeo e Pico della Mirandola in una delle sue Conclusiones Orphicae afferma: « Nell'ambito della magìa spìrituale non c'è niente di più efficace degli Inni di Orfeo, se si eseguono con il consenso di una musica adatta, di un'opportuna dìsposizione dell'animo e delle altre circostanze ben note al saggio ». Per quanto riguarda l'aspetto dottrinario dell'Orfismo nella sua collocazione tradizionale ed iniziatica, si rimanda il lettore interessato all'opera di Raphael, Orfismo e Tradizione iniziatica. Giuseppe Faggin, il curatore di questa raccolta di Inni, è molto conosciuto e apprezzato tra gli studiosi di filosofia, arte e mistica. Egli, nell'ambito di queste discipline, ha scritto numerosi libri ed ha tradotto alcuni testi classici tra cui il Protagora e il Fedro di Platone; ha pubblicato, sempre con le Edizìoni Asram Vidyá, il volume Plotino in una nuova edizìone arrìcchita di una « Bibliografia plotiniana » che continua e aggiorna quella del Bert Marién che arrivava fino al 1948. E' autore di una Storia della Filosofia (3° vll.) e dì un volume su I precursori del Neoplatonismo e i Neoplatonici, ma soprattutto va menzionata la sua traduzione delle Enneadi di Plotino corredata dì introduzionì, testo critico e note. Da segnalare, infine, che questa è l'unica edizione integrale degli Inni Orficì, con testo greco a fronte, attualmente disponibile in italiano |