Questo libro non è un saggio sulla Qabbàlàh ne uno studio storico sulle sue origini, ma una presentazione sintetica, in forma di aforismi-Sùtra. per poter "comprendere" e "realizzare" l'insegnamento in essa contenuto. L'espressione 'Ehjen 'Aser 'Ehjeh, che significa "Io sono Colui che sono" o "l'Essere è l'Essere", rappresenta la conoscenza di identità, quindi la Qabbàlàh, come ogni altra dottrina tradizionale, non costituisce semplice conoscenza eruditiva ma esperienza di vita. Ogni verità ha senso se viene integrata coscienzalmente ed espressa con un'adeguata modalità vitale, ogni "filosofia" ha la sua ragion d'essere se viene assimilata e vissuta. La Qabbàlàh ha come simbolo l'Albero Sephirotico in cui sono compendiate le indefinite possibilità espressive (Sephiroth) del micro e del macrocosmo, al di là del quale si trova la sfera di Ain Soph Aur (Assoluto) che corrisponde all'Uno-senza-secondo (advaita), al Brahman inqualificato (nirguna) della dottrína Vedànta. Cosi, per far comprendere come la visione tradizionale è una con differenti adattamenti spazio-temporali, nel testo vi sono frequenti accostamentì tra il Veedànta Advaita e la Qabbàlàh. Raphael, tenendo conto che la Qabbàlàh rappresenta un insegnamento completo, ne mette in evidenza soprattutto la sfera metafisica (Ain Soph Aur) e il sentiero che a essa conduce la "Via del Fuoco". Questa è la "Via" che ogni discepolo a qualunque Ramo tradizíonale appartenga, deve percorrere per realizzare l'identità con la propria Essenza: è la "Via Mediana", la "Via della Freccia", la via "operativa" per eccellenza che si snoda lungo il pilalastro centrale dell'Albero Sephirotico. Chi segue la "Via del Fuoco", dice Raphael, deve saper abbandonare le immaginazioni, le rappresentazioni e le concettualizzazioni; deve saper "morire" con coraggio a ogni tipo di oggettivazione mentale e non farsi coinvolgere dal moto di relazione, dal moto esteriorizzante delle Potenze. Leo Schaya, nell'Introduzione al suo libro L'Uomo e l'Assoluto secondo la Cabala, scrive: «La sola attività razionale non porterà mai l'uomo ad assimilare la realtà di ciò che è pensato" In pensiero lascia sussistere il dualismo tra soggetto conoscente e cosa conosciuta... E' questo dualismo intrinseco al pensiero la causa dei dubbi e degli errori... La verità non può quindi essere raggiunta attraverso la sola attività razionale, vale a dire grazie a una facoltà che, appunto per la sua natura dualistica, non possiede i mezzi per valicare l'abisso del proprio dubbio interiore». Raphael ci dà la chiave per un giusto accostamento alla "Via del Fuoco"" presente anche nella Qabbáláh: «... Lascia il pensare prolisso e discorsivo e spalanca le porte della ragion pura. La "Via del Fuoco- non si studia ma si carpisce con la folgore dell'intuizione, con la comprensione del cuore e con l'immedesimazione coscienziale». |