Il sapere alchemico, anche quando viene insegnato pubblicamente, è difficile da fare proprio, poiché seguire le prescrizioni degli antichi richiede un grande lavoro. È dunque un sapere segreto, un "sapere e saper fare" che si ottiene solo attraverso l'intuizione e un insostituibile intenso esercizio. È certo possibile farsi guidare dalle letture o da un maestro, come avviene anche nelle arti, ma questo da solo non basta. Non sorprende quindi che l'alchimia venga a tutt'oggi definita un'arte. Arte - ovviamente vana, dal punto di vista delle nostre attuali conoscenze - di fabbricare l'oro. Vana, poiché gli elementi si lasciano trasformare solo con l'impiego di enormi quantità di energia, come quelle che si producono nelle reazioni nucleari; dunque, tutti i tentativi degli alchimisti dovevano per forza fallire. Del resto, la trasformazione di un metallo vile - per lo più piombo o mercurio - in oro era per gli alchimisti una trasformazione non degli elementi, ma della materia. Nella storia della cultura europea, il concetto di filosofia ermetica è usato come sinonimo di alchimia. Pertanto, è riduttivo definire l'alchimia solo come tentativo di fabbricare l'oro. La filosofia ermetica era frutto di un sincretismo, che prendeva il meglio dalle diverse correnti del pensiero filosofico e religioso dell'epoca per farne un sistema. Si può affermare che l'alchimia è una componente della filosofia ermetica che si occupa della trasformazione delle sostanze in laboratorio. Il libro di Gebelein rende accessibile a tutti i concetti di base di questa dottrina affascinante che ha lasciato un segno profondo nella storia della cultura europea, rispondendo alle più frequenti domande su tale argomento. |